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STORIA DEL REIKI: MIKAO USUI di Fabiana Del Torto

Miei cari ricercatori,

Miei cari ricercatori,

 

secondo la tradizione orale conosciuta, il Reiki è arrivato fino a noi, grazie al monaco cristiano Mikao Usui: nato in Giappone a Keio nel 1865. Egli scoprì dopo anni di ricerche il segreto della guarigione e lo chiamò Reiki.

Ma … andiamo per ordine, voglio raccontarvela questa storia diventata quasi una leggenda:

 

Mikao Usui era un monaco cristiano che insegnava teologia presso l’Università di Kyoto. La serenità della sua vita divisa fra preghiera e insegnamento, venne un giorno destabilizzata in seguito alla domanda che gli fu posta da un suo allievo durante la lezione. Gli fu chiesto infatti di spiegare il metodo di guarigione usato da Gesù tramite l’imposizione delle mani sulle persone, e soprattutto, se si poteva tramandare tale tecnica finalizzata ad alleviare la sofferenza degli altri. Questa domanda, forse anche un po’ provocatoria, indusse Usui ad una profonda riflessione. Egli era sorretto solamente dalla fede verso le parole della Bibbia non seppe perciò rispondere al suo allievo. Il suo turbamento fu così grande che decise di lasciare Kyoto e l’insegnamento fin quando non fosse riuscito a trovare una risposta a tale quesito.

Iniziò un lungo periodo in cui il monaco viaggiò e approfondì le sue ricerche su testi sacri provenienti da diverse religioni, dal Giappone all’America si confrontò con abati e studiosi. Egli scoprì che non solo Gesù, ma anche Budda, imponeva le mani per guarire i sofferenti, però il tutto non diede risultati abbastanza soddisfacenti, e dopo ben sette anni, Usui decise di tornare a Kyoto.

Qui, esattamente nella città dove era nato il suo tormento, trovò in un convento di monaci Zen un antico manoscritto tibetano. In esso vi era racchiusa la risposta tanto bramata, ma ancora in embrione poiché Usui vi trovò, si, dei simboli sacri, chiave di tale tecnica, ma non aveva nessuna idea di come andassero decifrati e compresi.

Capì allora che la risposta al quesito del suo studente sarebbe nata solamente guardandosi dentro. Usui decise quindi di lasciare il convento per ritirarsi in meditazione e digiuno sulla montagna Kurama-Yama. Alla sua partenza raccolse 21 sassolini. Ventuno: quelli sarebbero stati i giorni dedicati al suo silenzio interiore di purificazione, dopo tale periodo avrebbe abbandonato la ricerca per scoprire la chiave della capacità di guarire.

Ad uno ad uno i sassolini furono gettati via man mano che i giorni passavano. Usui ormai rassegnato per la vana ricerca, giunto all’ultima notte di ritiro sulla montagna ebbe un’esperienza mistica: vide un forte bagliore dirigersi verso di lui, fu talmente impressionato che credette di morire. La Luce gli mostrò i simboli e il loro sapiente uso. Nacque così, dopo questo contatto col Divino, la consapevolezza per quest’ arte di guarigione che Usui battezzò Reiki.

Pieno di forza e di entusiasmo il monaco iniziò a scendere la montagna per tornare a Kyoto, ma l’esuberanza e la fretta che lo animavano provocarono la sua caduta. Egli si ferì ad un piede e istintivamente pose le mani sulla profonda ferita sanguinante: immediatamente la ferita smise di sanguinare e di dolere.

Fu questa la prima esperienza consapevole che scatenò in Usui il profondo desiderio di uscire dalla quiete del monastero per andare nei ghetti più poveri di Kyoto a guarire le persone bisognose. Girovagò fra la povera gente per anni al fine di migliorare la loro qualità di salute e di vita. Offrì generosamente la sua opera di guarigione, arrivando persino a trovare un lavoro a diverse persone. Constatò però, dopo anni, che alcune delle persone da lui curate col Reiki, sebbene guarite con successo, tornavano prima o poi a mendicare. Questa profonda scoperta lo portò a capire che forse non aveva considerato un aspetto importante: non bastava guarire le malattie del corpo, ma bisognava aiutare le persone ad instaurare un rapporto con se stessi, aumentando la loro consapevolezza e il loro livello di coscienza.

Apportò allora un profondo cambiamento alla sua dedizione nell’aiutare i bisognosi: adesso Usui si aggirava per i ghetti con una fiaccola in mano. Andava spedito, senza voler accogliere nessuno. Quando però qualcuno gli chiedeva che cosa stesse facendo lui rispondeva che stava cercando persone disposte a guardare dentro se stesse, disposte a iniziare un cammino di crescita verso la Luce e di consapevolezza interiore. Arrivarono a lui quindi persone motivate e aperte a cambiare profondamente la loro esistenza. Usui scrisse, per cominciare questa sua ultima fase di esperienza col Reiki, dei semplici Principi per stimolare gratitudine e riconoscenza negli altri:

 

Solo per oggi non ti arrabbiare,

Solo per oggi non ti preoccupare,

Guadagna da vivere onestamente,

Onora i Genitori, i Maestri e gli Anziani,

Mostra gratitudine a tutti gli Esseri Viventi.

 

Ma di questo parleremo nel nostro prossimo incontro.

Continua ………



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