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MORTE E STATISTICA di Andrea Bolognesi

Da circa 5 anni collaboro come consulente medico presso la Fondazione Valsè Pantellini per la Ricerca e lo Studio delle Malattie Degenerative.

Ho quindi l’opportunità di entrare in contatto con i familiari e, più raramente, con i pazienti affetti da patologie tumorali, per lo più in fase avanzata.

Il mio è un compito molto delicato perchè ogni mia parola deve essere ben misurata e calibrata onde non destare facili illusioni o altrettanto facili disperazioni.

Ciò che più mi colpisce in questi incontri è l’assoluta necessità di un rapporto umano, di parole semplici, di attenzione e comprensione.

Sia i parenti che i malati sono debitori di tutto ciò dalle strutture cui, a diverso titolo, si sono rivolti in precedenza, vuoi per subire un intervento chirurgico, vuoi per essere sottoposti a cicli di chemioterapia.

USCIRE DAI “PROTOCOLLI” entro i quali si sentono ingabbiati come dei numeri: è questo che chiedono ardentemente i loro sguardi, i loro gesti, i loro silenzi.

Spesso la loro vita è appesa a percentuali statistiche espresse in mesi o, al massimo, in pochi anni di sopravvivenza. Ancora più spesso sono sottoposti a terapie molto pesanti con la consapevolezza che non serviranno. Io cerco sempre di accogliere i loro dubbi, le loro paure, cerco di dare consigli il più possibile saggi ed equilibrati.

Ma c’è un momento in cui mi ribello, la mia moderazione vacilla ed è quando, inevitabilmente , mi vengono poste le fatidiche domande : “Ma secondo lei dottore quanto potrà vivere ? E’ vero che gli restano solo pochi mesi ? “

A quel punto allargo le braccia, alzo gli occhi al cielo e dico: “Lo sa il Padreterno e chiunque abbia preannunciato la morte con tanta sicurezza non dovrebbe, secondo me, fare il medico !”

SOTTRAIAMO ALMENO LA MORTE ALLA STATISTICA!

Lasciamo almeno uno spazio di libertà all’essere umano, alla natura, a quell’equilibrio tra organismo e malattia che dovrebbe essere l’obiettivo primo di ogni medico che affronti queste malattie croniche.

E sì perché il cancro, al di là di ciò che si dice o si vuol far credere, è una malattia cronica dell’organismo e non del singolo organo, con la quale bisogna convivere il più a lungo possibile, naturalmente facendo tutto il necessario per curarla.

Ho detto tutto il necessario e niente di più o di troppo perché non servirebbe.

Voglio tornare sulla morte. Quando io rimetto la sentenza nelle mani di Dio

( o del destino per chi non crede in Dio ), i familiari del malato si tranquillizzano , i loro visi si distendono e sentono che l’idea di accompagnare nel migliore dei modi il loro congiunto nell’ultima fase della sua vita , è veramente l’unica cosa buona che possiamo fare e , debbo dire , con gli ausili terapeutici del metodo Pantellini ci riusciamo sempre, in barba alle statistiche !

La medicina tecnologica ha assunto, nel settore oncologico, forse il massimo della sua aberrazione. Si seguono “protocolli sperimentali” con nuovi farmaci costosissimi e pesantissimi per chi li riceve, allo scopo di prolungare per 3-4 mesi una sopravvivenza già “statisticamente esigua”, e si tende ad imporli ai familiari come se fossero indispensabili. Si vuole forse così esorcizzare la morte ?

Bisognerebbe riflettere molto su queste ed altre condotte e, soprattutto, bisognerebbe educare i giovani medici affinché non si permettano mai di far diventare la morte un fatto statistico.

Andrea Bolognesi 28/09/08



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