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BIBLIOTERAPIA di Andrea Bolognesi

Questo termine,del quale vanto l'ideazione e, spero, la divulgazione sta ad indicare l'uso di libri in terapia o come terapia. Se ben guardiamo gli stessi libri di favole per bambini e gran parte dei libri per l'infanzia si possono considerare come "strumenti terapeutici", atti a favorire lo sviluppo e la crescita della personalità, attraverso peculiari virtù mitopoietiche. E che dire del recente dilagare anche in Italia del fenomeno della New Age, sulla scia di libri come "La profezia di Celestino" o "L'Alchimista", considerati dagli adepti dei perfetti viatici di autoguarigione ? Esistono poi esempi letterari dove si cita l'uso del libro come terapia. Ne citerò solo due:
1) Dostoevsky ne "L'Idiota" fa dire letteralmente al signor Lébedev, tra il serio e il faceto, :.."ho cominciato a curarla con la lettura dell'Apocalisse", riferendosi agli scatti d'ira di Nastàsia Filìppovna, definita come "..una signora dalla fantasia irrequieta" .
2) La straordinaria Cristina Campo riferisce ne "Gli Imperdonabili" di uno psichiatra svizzero che consigliava la lettura del Libro di Giobbe ai suoi pazienti depressi.
Personalmente la prima esperienza di tale forma di terapia l'ho avuta come fruitore quando, ancora studente di Medicina "alle prime armi" con la mia nevrosi e la mia ipocondria, mi recai da un illustre neuropsichiatra il quale, dopo avermi visitato e tranquillizzato mi disse: "Legga questo libro che le farà meglio di tante medicine" e ne scrisse il titolo sulla ricetta. Il libro era :"La nevrosi. Un doloroso stile di vita". Naturalmente lo lessi subito e mi fu di grandissimo aiuto per ridimensionare le mie ansie e le mie paure. Da allora sono passati tanti anni e io mi trovo dall'altra parte della scrivania ad ascoltare le sofferenze e le angosce dei pazienti ,cercando di alleviarle. Poiché io credo fermamente che la pratica della Medicina si debba avvicinare molto di più all'Arte che alla Tecnica, considero qualsiasi strumento utile a perfezionarla. Fortunatamente la mia professione di omeopata e di psichiatra mi concede di lavorare da un "osservatorio privilegiato" e di instaurare rapporti profondi e speciali con i singoli pazienti. Ciò mi permette finezze e sfumature che nessun altro tipo di approccio permetterebbe. Da qui è nata quindi l'idea di utilizzare libri in terapia, all'inizio per caso magari segnalando qualche novità ,poi via via in modo sempre più mirato ed efficace per la singola persona o la singola esigenza. Si tratta prevalentemente di pazienti donne sia perché sono più numerose che, in genere, più ricettive a messaggi "eterodossi". E come negare la lettura di "Madame Bovary" o "Anna Karenina" o "Casa di bambola" a donne inquiete, intrappolate nelle angustie domestiche e tormentate dal desiderio di evasione e riscatto? Oppure perché non proporre il classico "Risveglio" di Kate Chopin o "Donne che amano troppo" nei casi in cui "sonnecchia "una potenziale autoconsapevolezza? E passare poi agli straordinari "Le brave ragazze vanno in Paradiso. Le cattive vanno dappertutto" o "Donne che corrono coi lupi", quando c'è stata già una certa emancipazione, ma non si riesce a "fare il salto", a concretizzare ciò che si è maturato. Questi due volumi posso inserirli a buon diritto tra i libri come terapia e non solo in terapia ,perché li ho visti "agire" in profondità più di qualsiasi farmaco e ho verificato il loro potere trasformativo. Lo stesso posso dire per gli straordinari "Eros e Pathos" di Aldo Carotenuto e "Frammenti di un discorso amoroso" di R.Barthes ,nei casi in cui non si riesce a gestire una situazione di sofferenza affettiva legata a solitudine o a tradimento subìto. Passando da un ambito strettamente femminile a uno di coppia posso citare "Il no in amore" e "La ferita dei non amati " di P.Schellenbaum, quando è necessario ricucire o ribilanciare i ruoli all'interno di una coppia sofferente e in crisi. Per le madri e i padri troppo possessivi quale medicina migliore del capitolo "I Figli" dal "Profeta" di K.Gibran ? ( più di una volta ho consigliato di trascriverlo a caratteri cubitali e metterlo bene in vista in casa). E per i figli o le figlie oppressi dalle madri italiche quale antidoto migliore del simpaticissimo "Manuale per difendersi dalla mamma" del collega Monduzzi ? Infine un accenno agli uomini che, seppure più rari, possono essere tormentati da una nevrosi su cui aleggia lo spettro paterno e allora consiglio "Il male oscuro" di Berto; o da tematiche religiose o spirituali e allora "I fratelli Karamazov" vengono in soccorso ; da inveterata accidia , da curare con "Oblomov" di Goncarov; o da disincantato cinismo , da alleviare con "L'Uomo senza qualità" o, nel caso di adolescenti afflitti da incomunicabilità totale col padre, un ottimo aiuto può essere la "Lettera al padre" di Kafka . Potrei continuare ancora per pagine e pagine con esempi tutti già sperimentati , ma preferisco concentrarmi su due casi clinici veramente sorprendenti che, in qualche modo, possono suffragare questo mio contributo altrimenti troppo estemporaneo e naïf.
Il primo è un uomo di 54 anni, industriale molto impegnato, con tutto ciò che uno stile di vita da manager comporta a livello di stress e somatizzazioni varie(nel caso specifico intestinali).Soffre d'asma da molti anni e manifesta sin dall'inizio una spiccata attitudine ipocondriaca e farmacofobica, con conseguente refrattarietà a qualsiasi terapia. Man mano che il nostro rapporto si arricchisce e si "affina" capisco che quest'uomo è stanco della vita che fa e vuol cambiare. Comincio a stimolarlo con la lettura dei "Ricordi" di Marco Aurelio e delle "Lettere a Lucilio" di Seneca, che non si possono negare a nessun manager che si rispetti. Il risultato è eccellente. Mi rendo conto di aver aperto una porta che attendeva solo di essere sospinta. Erano 30 anni che non leggeva, avendoli trascorsi a lavorare, lavorare, lavorare e, ogni tanto, annoiandosi al Circolo del tennis a parlare di barche, di sport e di motori. Adesso una passione furiosa per la lettura comincia a pervaderlo e, non solo segue scrupolosamente tutte le mie indicazioni sempre più onerose ( tutto Dostoevsky; Thomas Mann; Musil; Proust; Maupassant ), ma va addirittura al di là delle aspettative, allargando da solo i suoi orizzonti (Balzac ,Hugo, ecc.). Nei nostri incontri si parla sempre più di libri e sempre meno di disturbi o malattie. Tutta la sua famiglia è piacevolmente coinvolta da questa sua passione e gli regala sempre e solo libri.
Il fatto più straordinario da evidenziare è che la sua vita cambia radicalmente. Decide di cedere gran parte della sua attività ai figli(decisione sospesa da anni e per lui fonte di tormento!),in modo da regolare la sua vita con ritmi più "umani"; dedica gran parte del tempo a sé stesso, alla lettura, all'ascolto della musica classica e, cosa ancora più straordinaria, inizia a scrivere poesie e me ne parla con entusiasmo! (in questo caso consiglio "Lettera a un giovane poeta " di Rilke e "Lettera di Lord Chandos" di Von Hofmansthal). E' attualmente un'altra persona! La gerarchia di valori della sua vita è talmente cambiata che i suoi vecchi amici non lo riconoscono più e non riescono più a capirlo, essendo rimasti fermi al Circolo del tennis o alla Crociera esclusiva in Polinesia. Ma lui è più sereno, più calmo e, benché ogni tanto qualche disturbo si ripresenti, non lo vive più con angoscia e paura e si lascia curare senza problemi. Potremmo quasi dire che l'allievo ha superato il maestro!
Il secondo caso è invece una donna di 31 anni, impiegata alle Poste. La seguo da molti anni e all'inizio era una ragazza fragile, timida, con dei tratti isterici della personalità e una notevole immaturità di carattere. Viveva chiusa nell'ambiente familiare, completamente condizionata dalla madre e da un fidanzato indifferente e padrone.
Prime letture il "Manuale per difendersi dalla mamma " e "Le parole per dirlo" di M.Cardinal (che io consiglio a tutti prima di intraprendere una psicoterapia). Nel corso dellla psicoterapia naturalmente il rapporto si approfondisce e il progredire del nostro lavoro è scandito via via da libri fondamentali, che ho citato all'inizio ("Il risveglio" ,"Eros e Pathos", "Frammenti di un discorso amoroso", ecc..),fino a concludersi dopo più di un anno.
Ci siamo poi rivisti e i nostri incontri, debbo dire ormai con un'altra donna che vive sì ancora in famiglia ma completamente autonoma dalle figure genitoriali , più sicura di sé , più tranquilla e ottimista, sono delle piacevoli chiacchierate che sfociano naturalmente in una "prescrizione" di Biblioterapia, mirata alla difficoltà o al problema del momento, e guai se non lo facessi! E' ovvio che non ho dimenticato di essere un medico e i problemi strettamente medici sono stati via via risolti con gli strumenti della Medicina Naturale, ma ciò è accaduto sempre più raramente nel corso degli anni. Per esperienza posso dire che l'uso dei Fiori di Bach è molto fruttuoso in abbinamento alla Biblioterapia. Confesso che per me è un piacere poter lavorare così e sapere che questi come altri pazienti, vengono da me col desiderio di avere un libro come cura alla fine della visita. Vorrei aprire una breve parentesi sui films , da me utilizzati spesso insieme ai libri, perché altrettanto efficaci. Ne cito alcuni di importanza cardinale poiché da soli valgono una terapia e sono: "Thelma & Louise"; "Il raggio verde"; "Un'altra donna"; "L'Albero di Antonia" .Naturalmente anche qui potrei dilungarmi ma dovrei fare un altro articolo sulla Filmoterapia e... sarebbe un'altra storia... Per finire se dovessi indicare il libro che ritengo più utile confesso di aver "rubato" l'idea a quel collega svizzero, citato da Cristina Campo ,e consiglio sempre più di frequente "Il libro di Giobbe", estendendone la prescrizione non solo ai depressi , ma a tutti quelli che tendono a esagerare le loro sventure, i loro mali, a vedere tutto nero, a lamentarsi e, vi assicuro, sono tanti!
Poiché "Il libro di Giobbe" è parte del LIBRO DEI LIBRI ,ritengo che questo sia la migliore medicina per lo Spirito e per qualsiasi sofferenza, così come già accennavo nel mio precedente articolo a proposito della Preghiera come cura.

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